| Da Pozzuoli Magazine del 25/7
Mario Ramaglia Giovane bomber flegreo Le ultime Universiadi hanno visto salire alla ribalta un giovane flegreo. Mario Ramaglia, classe ’89 originario di Pozzuoli, ha trascinato la Nazionale italiana verso l’argento a suon di gol: quattro le sue marcature nella competizione, che gli sono valse il titolo di vicecapocannoniere e l’appellativo di Super Mario. La storia di Ramaglia, solo all’inizio e ancora tutta da scrivere, è particolare. Gli appassionati di calcio e soprattutto del Napoli ricorderanno senz’altro questo ragazzo che, appena diciassettenne, fece il suo esordio nella squadra partenopea in quel di Lanciano, gettato nella mischia da mister Reja negli ultimi minuti del match conclusivo della stagione 2005/2006. Di lui si diceva un gran bene e il DG Pierpaolo Marino si fregiava di adottare una politica sui giovani efficiente e proficua. L’anno seguente Mario è ancora al Napoli e sovente si allena con la prima squadra. Sembra tutto pronto per vedere lanciato il primo vero giovane del vivaio azzurro dell’era De Laurentiis, quando succede ciò che nessuno si aspettava: nel 2007 il suo contratto scade e non viene rinnovato. Mario Ramaglia passa così dall’essere una giovane stella a diventare un talento dimenticato. Dopo due stagioni senza fortuna ad Avellino e Scafati, però, ecco che le Universiadi di Belgrado fanno riaccendere i riflettori su di lui.
Le Universiadi, appunto. Consideri più importante il risultato raggiunto con la squadra o la risonanza ottenuta a livello personale? “Sicuramente sono soddisfatto del secondo posto. Inizialmente il nostro obiettivo era quello di superare il primo turno, ma abbiamo profuso il massimo impegno che ci ha portato ad un ottimo risultato.”
Gli ultimi due anni sono stati per te poco fortunati. “Ho militato in squadre in cui evidentemente non puntavano su di me. Ho avuto poco spazio, in particolare a Scafati dove c’erano addirittura sei attaccanti davanti a me.”
A Napoli i paragoni tra te e grossi attaccanti di Serie A si sprecavano. Come mai l’epilogo è stato infelice? “E’ una domanda che non va fatta a me, in quanto so solo che rimasi svincolato due anni fa. Piuttosto dovrebbero saper rispondere Marino e Santoro.”
Cosa pensi, dunque, della gestione del vivaio del club azzurro? “Il Napoli non punta sui giovani, non c’è confronto con altre grandi squadre come Milan e Inter. Per questo motivo sto affrontando una dura gavetta.”
E in generale come credi che stia operando la dirigenza azzurra? “Da tifoso sono contento di come stanno andando le cose. Donadoni è l’uomo giusto: sta dettando regole precise per raggiungere quello che è l’obiettivo di ogni allenatore, ovvero creare un gruppo solido; si vede che viene dalla scuola Milan. Per quanto riguarda De Laurentiis, è importante che abbia preso le redini della situazione in mano; è sempre bello vedere un presidente che agisce in prima persona.”
Hai giocato in categorie importanti. C’è un calciatore, che sia un tuo compagno o un avversario, che ti ha colpito particolarmente? “Per i pochi allenamenti che ho svolto a Napoli con la prima squadra, sono rimasto impressionato da Gaetano Fontana. Aveva grande esperienza e dava una grossa mano ai giovani.”
Chi è, invece, l’allenatore con cui hai avuto maggiore feeling? “Devo ringraziare Veneri e Lipari, gli allenatori della Nazionale. Mi hanno messo a mio agio, avendo coraggio nel lanciare un giovane. Alla fine ho ripagato la loro fiducia.”
Qual è la tua attuale situazione professionale? “Adesso mi godo le vacanze, anche se mi alleno da solo perché sono svincolato. Tuttavia sono a conoscenza dell’interesse nei miei confronti di Foggia e Benevento, due dei sodalizi più blasonati della terza serie. In particolare mi piacerebbe giocare coi sanniti, poiché hanno un progetto importante; in più hanno un parco attaccanti invidiabile, con giocatori di categoria superiore come Castaldo, Clemente ed Evacuo. Sarebbe bello fare il quarto attaccante lì, anche perché essere il quinto significherebbe giocare pochissimo.”
In passato ti ispiravi ad Adriano. Dopo il declino dell’Imperatore, fai riferimento ad un calciatore nello specifico? “Con il tempo ho imparato ad apprezzare la professionalità dei giocatori. Alla Scafatese, per esempio, ho ammirato De Luca, la dimostrazione vivente che anche in C2 solo il lavoro ti permette di raggiungere gli obiettivi. E’ importante seguire gli esempi positivi, coloro che conducono una vita corretta ed equilibrata, ed assimilarne le prerogative.”
I luoghi comuni vogliono che i calciatori non abbiano una buona cultura. Tu che sei iscritto alla facoltà di ingegneria meccanica, spiega come riesci ad abbinare calcio e studio. “Sono sempre andato a scuola e non ho permesso che il calcio cambiasse la mia vita. Noi abbiamo la fortuna di dedicare agli allenamenti due o tre ore al giorno. Dunque, piuttosto che uscire o andare in discoteca, impiego il resto del mio tempo studiando: i sacrifici sono fondamentali e con la volontà si possono raggiungere tutti i traguardi.”
Dopo il ritorno di immagine avuto con le Universiadi, quali sono le tue prospettive? “Spero di trovare una squadra che punti su di me e che mi dia l’opportunità di dimostrare il mio valore, sia essa di Serie A o di C2, perché di chiacchiere ne sono state fatte fin troppe. A Scafati sono stato trattato molto male: dopo un anno in cui sono stato utilizzato con il contagocce e poi svincolato, mi hanno ricontattato in seguito alle Universiadi. Si tratta di comportamenti tipici della mentalità locale, per cui cerco innanzitutto brave persone.”
Credi di poter arrivare ad alti livelli? “Spero di sì, anche se nel calcio come nella vita ha la sua influenza la fortuna. Ci sono esempi di campioni che sono arrivati in Serie A dopo una lunga trafila fatta di impegno e sacrifici: basta pensare a Grosso e Materazzi. Il mio sogno è quello di arrivare in Serie A, e lavorerò sempre di più affinché diventi realtà. Se le cose non andranno per il verso giusto, di sicuro non potrò rammaricarmi per non averci provato.”
A vent’anni Mario Ramaglia è già un professionista esemplare. Un modello da seguire per mercenari capricciosi e milionari. Lui stesso ha detto che con il massimo impegno ed una vita equilibrata nessun obiettivo può essere precluso. E allora i Campi Flegrei sognano di vedere un gioiellino di casa brillare nella massima serie.
Nico Erbaggio
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